Alcuni giorni fa mi è capitato di vedere il film-documentario firmato Veltroni su Enrico Berliguer.
Incredibile come la mano del regista si riuscita nell'opera di trasformare un Comunista in un fan di Adamo Smith.
Avevamo un partito comunista-liberale e non ci siamo accorti di nulla.
Secondo il film è stata la cattiva stampa e la disinformazione a non rendere chiaro agli italiani che il PCI aveva totalmente rinnegato il suoi principi ed il suo fondatore Togliatti - senza mai dire una parola contro di lui e la sua politica -,
Berlinguer era certamente persona onesta e intelligente ed aveva capito quanto fosse fallimentare la dottrina sovietica - la stessa che i suoi compagni di partito avevano esaltato fino al giorno prima - e che fosse necessario uno strappo.
Peccato che proprio la parola "fallimento" non sia mai uscita dalle sue labbra.
Nel suo discorso a Mosca ha solo detto delle cose lampanti e lapalissiane a tutti, rivoluzionarie solo per comunisti: democrazia e pluri-partitismo; INCREDIBILE!
Il famoso strappo non ha impedito a lui ed al suo successore, Natta di incamerare i finanziamenti occulti russi per tanti altri anni.
Ci sarebbe da chiedersi se i sovietici, in caso di vittoria del PCI, avrebbero chiesto o no "qualcosa in cambio"...
Viste la Cecoslovacchia e l'Ungheria avrei pochi dubbi.
Poi a dir la verità tanto liberale Enrico non lo era. Certo "tollerava" l'iniziativa privata ma la sua dottrina - mai troppo chiarita - dell'"euro-comunismo- non lasciava certo presagire nulla di buono sullo sviluppo del capitalismo e sulla capacità di attrarre e mettere a frutto capitali privati.
Sarebbe stato sufficiente ascoltare i vari segretari del CGIL, diventati parlamentari, PCI-DS-PD nei loro sermoni alla folla - Lama per primo - continuare a chiamare "padroni" tutti gli imprenditori a qualunque livello.
Berlinguer parlava in un modo, la base in modo ben diverso insieme ad altri caporioni.
La "santità" di Enrico per certi versi non può essere messa in dubbio, il suo progetto politico invece si e parecchio.
Incredibile come la mano del regista si riuscita nell'opera di trasformare un Comunista in un fan di Adamo Smith.
Avevamo un partito comunista-liberale e non ci siamo accorti di nulla.
Secondo il film è stata la cattiva stampa e la disinformazione a non rendere chiaro agli italiani che il PCI aveva totalmente rinnegato il suoi principi ed il suo fondatore Togliatti - senza mai dire una parola contro di lui e la sua politica -,
Berlinguer era certamente persona onesta e intelligente ed aveva capito quanto fosse fallimentare la dottrina sovietica - la stessa che i suoi compagni di partito avevano esaltato fino al giorno prima - e che fosse necessario uno strappo.
Peccato che proprio la parola "fallimento" non sia mai uscita dalle sue labbra.
Nel suo discorso a Mosca ha solo detto delle cose lampanti e lapalissiane a tutti, rivoluzionarie solo per comunisti: democrazia e pluri-partitismo; INCREDIBILE!
Il famoso strappo non ha impedito a lui ed al suo successore, Natta di incamerare i finanziamenti occulti russi per tanti altri anni.
Ci sarebbe da chiedersi se i sovietici, in caso di vittoria del PCI, avrebbero chiesto o no "qualcosa in cambio"...
Viste la Cecoslovacchia e l'Ungheria avrei pochi dubbi.
Poi a dir la verità tanto liberale Enrico non lo era. Certo "tollerava" l'iniziativa privata ma la sua dottrina - mai troppo chiarita - dell'"euro-comunismo- non lasciava certo presagire nulla di buono sullo sviluppo del capitalismo e sulla capacità di attrarre e mettere a frutto capitali privati.
Sarebbe stato sufficiente ascoltare i vari segretari del CGIL, diventati parlamentari, PCI-DS-PD nei loro sermoni alla folla - Lama per primo - continuare a chiamare "padroni" tutti gli imprenditori a qualunque livello.
Berlinguer parlava in un modo, la base in modo ben diverso insieme ad altri caporioni.
La "santità" di Enrico per certi versi non può essere messa in dubbio, il suo progetto politico invece si e parecchio.
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