Enrico Letta (PD) stringe un patto elettorale con Calenda (non importa il nome del partito)
Immediatamente dopo si scatenano le anime rosse della sinistra: "Sacrilegio! Mai con un liberale figlio di papà"
È il dramma storico della sinistra italiana. PCI-DS-PD, un percorso doloroso fatto di sconfitte, perché gli italiani (come tanti altri paesi nel mondo) non vogliono i comunisti. Quei comunisti che, restando tali, si mascherano da "verdi", "progressisti" "terzomondisti".
Letta, appena eletto segretario, ha cercato (è prova ancora oggi) a lisciargli il pelo con le questioni "Gender" e "Ius Soli", ma sono specchietti per allodole. Lui è e resta un democristiano di sinistra, un liberale con tendenze stataliste, insomma un Calenda mascherato da para-comunista.
Alla fine si è svelato con questa nuova alleanza che vorrebbe proseguire la strada tracciata da Draghi. Vorrebbero rubare voti al centro, quelli scontenti delle tendenze troppo estreme di Salvini e Meloni.
Non funzionerà. La destra oggi è troppo avanti nei sondaggi e Letta non ha la forza né il carisma per recuperare. Poi ci sono le solite dolorose spine a sinistra. Nei social si sentono già le grida di dolore e i capi dei nuovi partituncoli chiedono di rivedere l'alleanza e i programmi, troppo liberali per loro.
Urlano strepitano, forti anche della caricatura che Crozza - comunque comunista - ha fatto in questi anni di Calenda; un borghese, di famiglia ricca che non può rappresentare la sinistra degli operai (difficile oggi trovare qualcuno che lo sia).
Ci sono però delle realtà innegabili: le piccole sinistre non arriverebbero mai da sole in parlamento (ma vogliono comunque dettare legge) e una politica di sinistra spinta sarebbe la definitiva pietra tombale per le speranze di una vittoria.
Grillo ha fatto il suo partito, ha vinto (purtroppo anche le elezioni), oggi è in disarmo per la pochezza delle sue proposte, spesso errate e folli. Il PCI, PSIUP, PDUP, CI ci hanno tentato dal dopoguerra: non sono graditi e non vinceranno mai.
L'unica strada è quella (o sarebbe quella) di un partito vero di centrosinistra, da valutare sulle proposte concrete e non sulle derive Cino-Venezuelan-Cubane.
Questo sarebbe di stimolo alla destra, che non potrebbe più essere radicale perché spinta da un reazione alle derive rosse.
Forse così l'Italia potrebbe diventare un paese normale
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