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La speranza

 Ho inviato a guardare con maggiore attenzione alle Amministrazioni della Regione Sarda quando divenne Presidente della Giunta un Sardista, tale Melis. Presidente dell'Assemblea sarda era un altro sardista Michele Columbu.

Un argomento sensibile allora - ma anche oggi - l'autonomia della Sardegna e lo stato inapplicato in buona parte . 

Per me il "Sardismo" era vicino a "indipendentismo". Ovvero una forte propensione all'autogoverno dell'Isola troppo a  lungo trascurata e in molti sensi colonizzata.

Era il tempo in cui si mandavano in Sardegna dipendenti statali di ogni settore per punizione.

Dopo gli scempi democristiani, mi aspettavo dai sardisti uno scatto in avanti importante su tutti i fronti, dato il logico amore per la loro terra e anche per quel "d'Azione" Partito Sardo d'azione, nel loro nome.

Una delusione. Melis, degnissima persona e ancor di più Columbu, non lasciarono il segno mentre nei periodo successivi si scivolò sempre di più verso il baratro della corruzione prammatica e diffusa.

Assessori, nei poveri, che improvvisamente compravano alberghi, consiglieri attaccati alle sedie attraverso una certa compravendita di voti e così via.

Mi si riaccese la speranza dopo Tangentopoli. Via buona parte dei corrotti, spazio a forze fresche e nuove energie.

Niente da fare. 

Il giudice capo della giunta fu disastroso. 

Se Mauro Pili smosse leggermente le acque, rimase perso nei labirinti dei potentati di piccoli e grandi partiti, Renato Soru fu la più grande delusione.  Imprenditore, decisionista avrebbe potuto dare una vera svolta. Ci provò ma buona parte del suo operato, nato da buone intenzioni, ha fatto quasi solo danni.

Si dimise prima del tempo, odiato più dalla sua parte politica che dagli avversari.

Cappellacci, giovane entusiasta, non smosse una paglia. Credo che nessuno sappia cosa abbia fatto nei cinque anni in viale Trento.

Quindi ecco la giunta dei saggi, dei professori. Pigliaru in testa guidò una pattuglia di professori universitari: altri danni a parte, negarono il gas algerino all'Isola e buona parte dei guai della Sanità derivano da lui e dai suoi rozzi tentativi di spostare il comando unico a Sassari, mentre 80% degli ospedali sono al sud.

Siamo arrivati alle ultime due esperienze.

Solinas, altro sardista a capo dell'Isola, invece di comportarsi da nuovo della politica alla ricerca di consensi con la sua attività si è comportato come il peggiore e più paludato democristiano della prima repubblica. Nessuno sapeva chi fosse prima d'esser candidato, eletto per la potente onda leghista è scomparso nel suo ufficio per 5 anni. Alla sua uscita rimangono soldi non spesi e diverse e preoccupanti denunce.

Ecco alla fine il Movimento 5 Stalle di Alessandra Todde.

Visti i governi nazionali e gli eletti del partito già di Beppe Grillo, non dava molte speranze ma io ogni volta ci credo. Penso che qualche idea, qualche persona in gamba nei posti giusti possano fare meglio del nulla precedente.

Invece ci troviamo una pasticciona che non ha saputo controllare il suoi conti elettorali e che vive di proclami improbabili come quello d'aver risolto il problema della siccità in Sardegna dopo... abbondanti piogge.

Come se non bastasse, complice di una legge nazionale, che ha dato la stura alla speculazione grazie alle energie alternative, ha assolutamente e volutamente ignorato le firme dei sardi per una legge - pratobello 24  - per una disciplina che limitasse l'occupazione del suolo.

Ora, dopo i grandi pasticci elettorali, parla di democrazia tradita come se fosse stata eletta con una maggioranza schiacciante mentre si è salvata solo perché non è stato fatto un riconteggio complessivo dei voti.

Accusa i "poteri forti" e la destra ma la sua decadenza è stata decretata dai GIUDICI della corte d'appello.

Ogni volta ci credo, che li abba votati o meno, ogni volta dico la stessa frase: peggio di prima non si può. 

Aspetto la rinascita sarda dalle fondamenta.

Vengo puntualmente smentito.

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