Siamo tutti razzisti.
È inutile nasconderselo.
Come il consigliere comunale citato alcuni post fa, con i parametri di oggi e con la facilità con cui di appioppa questo appellativo, nessuno si salva.
Siamo infastiditi da qualcuno che ci vuol vendere fiori o quant'altro mentre chiacchieriamo con gli amici o abbiamo le mani sporche dalle cozze: siamo razzisti.
Non ci piacciono quelli che insistono perché compriamo un paio di calze di lana mentre ci godiamo qualche ora sulla spiaggia: siamo razzisti.
Ci sembra esagerato il budget per le operazioni di recupero migranti in mare (quasi una finanziaria): siamo razzisti.
Pensiamo che tutti, tutti alla fine debbano pagare le tasse e non vendere alla luce del sole sotto gli occhi della Polizia Locale prodotti falsificati: siamo razzisti.
Osiamo dire che i campi Rom, pagati con soldi nostri, vengono periodicamente distrutti fra le pretese dei loro abitanti: siamo razzisti.
Pretenderemo che le pesanti tasse ecologiche imposte in questi ultimi anni valgano anche per chi ruba e smaltisce con fuochi illegali: siamo razzisti.
Questa sordina culturale forzata crea un contraltare pericoloso: non si può parlare? Allora si agisce o si vota per La Lega e in Francia, per il Fronte Popolare.
Nelle periferie di Roma sono già scoppiati i disordini e questa tendenza potrebbe degenerare.
Se si considera con leggerezza il problema, cfr Boldrini: "i rom sono una risorsa; sono ottimi musicisti"; si potrebbe finire in un vicolo cieco.
Certo è una lotta fra poveri. Chi si lamenta di maggiormente sono coloro che soffrono di più questa crisi.
I soldi che lo stato spende per dare abitazioni e sostentamento ai nuovi ospiti sembrano sottratti agli aiuti per gli italiani in difficoltà.
È necessario comprendere il problema fino in fondo; considerare la realtà delle cose.
Gli italiani che emigrano sono nelle stesse condizioni e sono in condizioni diverse dalla nostre, anche i paesi ospitanti.
Giusto la settimana scorsa la Gran Bretagna lamentava le troppe presenze di immigrati UE e italiani in particolare.
Non è possibile pensare che sia normale o illimitatamente sostenibile, per nessuno.
Allora realizziamo un mondo di convivenza giusto, limitato nei numeri, dove le leggi valgano per tutti: ricchi e poveri. Anche per i falsi poveri.
È inutile nasconderselo.
Come il consigliere comunale citato alcuni post fa, con i parametri di oggi e con la facilità con cui di appioppa questo appellativo, nessuno si salva.
Siamo infastiditi da qualcuno che ci vuol vendere fiori o quant'altro mentre chiacchieriamo con gli amici o abbiamo le mani sporche dalle cozze: siamo razzisti.
Non ci piacciono quelli che insistono perché compriamo un paio di calze di lana mentre ci godiamo qualche ora sulla spiaggia: siamo razzisti.
Ci sembra esagerato il budget per le operazioni di recupero migranti in mare (quasi una finanziaria): siamo razzisti.
Pensiamo che tutti, tutti alla fine debbano pagare le tasse e non vendere alla luce del sole sotto gli occhi della Polizia Locale prodotti falsificati: siamo razzisti.
Osiamo dire che i campi Rom, pagati con soldi nostri, vengono periodicamente distrutti fra le pretese dei loro abitanti: siamo razzisti.
Pretenderemo che le pesanti tasse ecologiche imposte in questi ultimi anni valgano anche per chi ruba e smaltisce con fuochi illegali: siamo razzisti.
Questa sordina culturale forzata crea un contraltare pericoloso: non si può parlare? Allora si agisce o si vota per La Lega e in Francia, per il Fronte Popolare.
Nelle periferie di Roma sono già scoppiati i disordini e questa tendenza potrebbe degenerare.
Se si considera con leggerezza il problema, cfr Boldrini: "i rom sono una risorsa; sono ottimi musicisti"; si potrebbe finire in un vicolo cieco.
Certo è una lotta fra poveri. Chi si lamenta di maggiormente sono coloro che soffrono di più questa crisi.
I soldi che lo stato spende per dare abitazioni e sostentamento ai nuovi ospiti sembrano sottratti agli aiuti per gli italiani in difficoltà.
È necessario comprendere il problema fino in fondo; considerare la realtà delle cose.
Gli italiani che emigrano sono nelle stesse condizioni e sono in condizioni diverse dalla nostre, anche i paesi ospitanti.
Giusto la settimana scorsa la Gran Bretagna lamentava le troppe presenze di immigrati UE e italiani in particolare.
Non è possibile pensare che sia normale o illimitatamente sostenibile, per nessuno.
Allora realizziamo un mondo di convivenza giusto, limitato nei numeri, dove le leggi valgano per tutti: ricchi e poveri. Anche per i falsi poveri.
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