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L'arte di guadagnare consenso

Ho seguito le ultime elezioni comunali come non avevo fatto mai.

In tanti nei mesi precedenti mi hanno chiesto di candidarmi; ho rifiutato per tante ragioni ma anche perché ho deciso di aiutare degli amici cari.

Per questi motivi ho partecipato a riunioni e comizi.

Il risultato non mi è stato favorevole.
Le riflessioni sono arrivate però dall'analisi dei risultati.

Mi sono reso conto dell'importanza del singolo voto e di quanto sia complicato chiedere il consenso e ottenerlo.

Con il dilagare delle liste civiche e dei candidati (a Cagliari erano in numero superiore a quelli di Roma) il voto per appartenenza partitica si è diluito, soprattutto a destra.
Nelle tante liste che sostenevano il candidato Piergiorgio Massidda solo poche erano quelle presentatesi in precedenti consultazioni; "Riformatori" (già di Mariotto Segni) e "Forza Paris" (frazione dell'universo indipendentista/sovranista); Forza Italia è diventato per l'occasione "Forza Cagliari";  il resto era un dedalo di pulsioni diverse fra le quali spuntavano i "Liberali" con qualche nome e qualche richiamo ad un passato una volta glorioso.
A sinistra si è, tutto sommato, rimasti sul classico: SEL, PD, Rifondazione Comunista,  Partito Sardo d'Azione (ago della bilancia, passato di sponda, determinante per il risultato di Massimo Zedda).

Forse hanno ragione i commentatori che è stata la sconfitta delle liste civiche.
Del resto come si poteva spiegare agli elettori cosa volessero e quale fosse il Plus di "Nessun Dorma" a parte il sostegno al candidato sindaco?
E dire che sono stati l'unica lista indipendente a far eleggere consigliere.
Merito dell'attività frenetica dei candidati.

Questo è il punto su cui vorrei discettare.
Come si fa ad ottenere consenso e voti?
Un mestiere difficile.
A scorrere bene le preferenze sono tanti i bocciati famosi: presidenti di note associazioni, commercianti in vista (qualcuno che ha fatto il salto di schieramento è stato punito), ex-dirigenti comunali di primo piano, PR-disco notissimi e attivissimi. ecc. ecc.
Non sono bastati o meglio non so serviti a nulla i soliti santini e qualche manifesto; inutili anche gli appelli sui social. era indispensabile  "stanare gli elettori" casa per casa, negozio per negozio.
Certo i candidati erano tanti; difficile negare il voto ad un parente o un caro amico.
Ma non è certo questa neppure la conta dei parenti e degli amici c'era la necessità di famiglie numerosissime!!

Quindi mi chiedo ancora come si ottiene un voto per il consiglio comunale?
Certo vanno fra i parenti che devono stimarti (a parte la mamma e il babbo), ma serve una famiglia molto numerosa; poi
chiedere personalmente il voto in giro; una preferenza, anche con voto disgiunto, si può sempre concedere.

Non sono certo che i cagliaritani abbiamo scelto i migliori ma di certo quelli che sono stati capaci sedurre gli elettori con sfrontatezza.

Il voto è uno, importante, anzi fondamentale, per questo va sempre dato con molta attenzione e dopo un attento esame, perché DOPO non ci si può lamentare dei cretini che ci governano.



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