Con buona probabilità i poliziotti non sono tutti laureati in filosofia.
Il loro è uno dei pochissimi lavori in cui è prevista in alcuni casi, sempre più ristretti, la violenza.
Una violenza legale, istituzionale.
La polizia addestra per questo i suoi uomini; del resto molti criminali vivono di violenza e non fanno sconti alle forze dell'ordine.
L'uso delle armi è prevista in pochissimi casi, la battaglia di Pannella e dei radicali contro il codice Rocco ha portato risultati.
A dir la verità, oggi, ogni volta che un poliziotto estrae l'arma e spara, subisce un processo qualunque sia la conseguenza.
Accade lo stesso quando la violenza è fisica. Nel caso Cucchi, non sono state trovate delle prove ma la polizia è ancora alla sbarra; manca il giudizio della Corte di Cassazione, se basterà.
Le forze dell'ordine possono solo rispondere alla violenza: sparare se sparati, picchiare se picchiati.
Devono soprattutto ubbidire agli ordini difendere le istituzioni e proteggere la popolazione.
E allora è di oggi l'ennesimo scontro fra manifestanti e polizia.
Gruppo di manifestanti violenti hanno provato a sfondare il cordone di sicurezza della polizia che difendeva la sede di un incontro di Renzi all'Associazione industriale bresciana presso l'azienda Palazzoli,
Fuori, la manifestazione, promossa dai centri sociali, degenerava: i manifestanti volevano sfondare il cordone di sicurezza della polizia e irrompere nel palazzo.
È chiaro a chiunque abbia un minimo di buonsenso che non sarebbe stato opportuno. Il dissenso dei manifestanti era più che chiaro nelle insegne e nelle parole.
La polizia ha fatto solo il proprio dovere e gli agenti sono spesso vittime delle strumentalizzazione altrui.
La colpa quindi è della polizia? Come con i metalmeccanici? Possiamo permettere che le manifestazioni, giuste e lecite, diventino piccole rivoluzioni violente?
Nel caso dei centri sociali è più che evidente, nel caso della FIOM invece... Non vorrei pensare male anche in considerazione della prossima carriera politica di Landini...
Il loro è uno dei pochissimi lavori in cui è prevista in alcuni casi, sempre più ristretti, la violenza.
Una violenza legale, istituzionale.
La polizia addestra per questo i suoi uomini; del resto molti criminali vivono di violenza e non fanno sconti alle forze dell'ordine.
L'uso delle armi è prevista in pochissimi casi, la battaglia di Pannella e dei radicali contro il codice Rocco ha portato risultati.
A dir la verità, oggi, ogni volta che un poliziotto estrae l'arma e spara, subisce un processo qualunque sia la conseguenza.
Accade lo stesso quando la violenza è fisica. Nel caso Cucchi, non sono state trovate delle prove ma la polizia è ancora alla sbarra; manca il giudizio della Corte di Cassazione, se basterà.
Le forze dell'ordine possono solo rispondere alla violenza: sparare se sparati, picchiare se picchiati.
Devono soprattutto ubbidire agli ordini difendere le istituzioni e proteggere la popolazione.
E allora è di oggi l'ennesimo scontro fra manifestanti e polizia.
Gruppo di manifestanti violenti hanno provato a sfondare il cordone di sicurezza della polizia che difendeva la sede di un incontro di Renzi all'Associazione industriale bresciana presso l'azienda Palazzoli,
Fuori, la manifestazione, promossa dai centri sociali, degenerava: i manifestanti volevano sfondare il cordone di sicurezza della polizia e irrompere nel palazzo.
È chiaro a chiunque abbia un minimo di buonsenso che non sarebbe stato opportuno. Il dissenso dei manifestanti era più che chiaro nelle insegne e nelle parole.
La polizia ha fatto solo il proprio dovere e gli agenti sono spesso vittime delle strumentalizzazione altrui.
La colpa quindi è della polizia? Come con i metalmeccanici? Possiamo permettere che le manifestazioni, giuste e lecite, diventino piccole rivoluzioni violente?
Nel caso dei centri sociali è più che evidente, nel caso della FIOM invece... Non vorrei pensare male anche in considerazione della prossima carriera politica di Landini...
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