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Benvenuti alle poste

Ho visto il film "Benvenuti a Nord".
Interessante l'esperimento sull'efficienza alle poste; è evidente che si tratta di una commedia surreale.
il 31/12 ho avuto la necessitò di spedire una plico importante che aveva una scadenza.
Esperienza che sconsiglio a chiunque.
Mi sono recato, a piedi per evitare il traffico, in primo luogo in una sede secondaria vicino all'ufficio.
Per le rare volte che mi reco alle poste è un ancora di salvezza perché poco frequentata.
Ovviamente era chiusa. Il motivo: tutto da scoprire...
In un cartello all'ingresso i pochi uffici aperti.
Per risparmiare comunque tempo ho deciso per una passeggiata: 1,5 km
Sono arrivato alla sede centrale alle 9,30; numero sul bigliettino per la fila: 219; numero sul display dei turni: 150.
Non avevo finito di preoccuparmi quando è arrivata una responsabile ad avvisare gli ultimi in fila che per il giorno era stato indetto uno sciopero: alle 13:30 sarebbero terminati tutti i servizi senza eccezioni.
Ho quindi ringraziato lei e la direzione per l'ottimo servizio: ultimo dell'anno, giorno ovvio di scadenze, sedi chiuse e sciopero.
La signora ha replicato che lo sciopero era stato proclamato da tempo, così la chiusura delle sedi.
Mostrandole la sala strapiena le ho detto d'aver capiti che tutto ciò era stato fatto per "agevolare gli utenti".
Per sbollire l'incazzo sono andato a perder tempo in un bar vicino.
Non l'ho mai fatto ma, per la paura della scadenza, ho chiamato il 12.54 per trovare la sede più vicina delle poste private. La risposta è stata confortante: 1000 m circa.
Con passo veloce ho percorso la distanza in breve tempo. Purtroppo al numero indicato era esposto un cartello chiarissimo: VENDESI chiamare Agenzia Immobiliare.
Alla memoria mi è quindi giunta un'altra possibilità non troppo lontano (700 m circa).
Altra corsa e altra sorpresa: chiuso. Nel bar a fianco mi comunicavano che le Mail Boxes avevano deciso di fare "ponte".
Mi restava il bigliettino del turno. Ho iniziato quindi a correre per ritornare alle poste centrali.
Sono  giunto alle 12.15.
Numero di bigliettino 219, numero display 190.
Ho cercato il primo dirigente perché mi confortasse sulla possibilità di poter inviare, e così è stato.
Sereno ho ripreso il mio posto in fila con una rivista per passare il tempo.
Non ho potuto far a meno di notare, però, la grande attività agli sportelli. Lavoro certamente usurante e dalle rare soddisfazioni.
Nonostante la ressa e la prossima perentoria scadenza non si agitavano per nulla ed i numeri sul display andavano veloci solo per le rinunce di persone stremate che avevano rinunziato.
La fila dei pacchi invece andava pianissimo. Davanti a me dei filippini che pareva inviassero a casa "un negozio intero".
Alle 13,10 il display indicava 210.
M'è venuto un groppo in gola. A quel ritmo 9 persone in 15 minuti sarebbe stato un miracolo.
Come se non bastasse, per la tensione un utente arrivato un secondo dopo la chiamata e scavalcato, ha iniziato a insultare gli impiegato con successiva quasi rissa: altro tempo perso.
alle  13,20 è scattato il 215: assente; poi anche i successivi 216, 217 e 218: un miracolo.
Alle 13,23 è arrivato il mio turno.
Il pericolo scampato mi ha fatto arrivare sorridente allo sportello. Ho comunicato quindi la mia gioia all'impiegato. Gentile con me ma molto sgarbato col precedente utente.
Mi ha quindi spiegato che aveva procrastinato il suo turno solo a causa della fila presente.
L'ho ringraziato.


Uscendo mi sono fatto alcune domande.
I dirigenti si rendono conto di gestire un SERVIZIO PUBBLICO?
Chi decide di chiudere delle sedi in un giorno di scadenza così importante?
Chi fa i turni e non apre tutti gli sportelli?
A cosa serve questa concorrenza?
Come si aggiorna il 12.54 pagato a caro prezzo?
Perché ogni volta che finisco in un ufficio postale penso ai lager nazisti?


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