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Tollerare non sempre fa bene

La diffidenza verso il Rom nasce da lontano. Ci può essere tanto di preconcetto ma, come ha detto anche il Papa, tanti di loro non scelgono la via della legalità e dell'integrazione.

La cultura dominante, interpretata dalle istituzioni, ha creato una sorta di buonismo tollerante nei loro confronti. Tutti sanno quel che fanno ma raramente si interviene; magari lo si fa solo quando i disastri sono stati già fatti, come ad Alghero. Dopo la demolizione di un campo Rom, si è scoperto che tutta l'area è stata inquinata fino alle falde acquifere.
Non di rado si arriva a demolire i campi (costruiti con i soldi pubblici) dopo che sono stati ridotti in stato pietoso dagli occupanti.

Le forze dell'ordine agiscono con prudenza per i timore d'essere tacciate di razzismo ed anche per non vedere poi vanificato il loro impegno da giudici "socialmente impegnati".

Tutto questo crea le devastazioni delle linee elettriche e i casi delle minacce alle persone "Sappiamo dove abiti, veniamo a casa tua". A Cagliari un grave episodio recente che ha avuto un seguito: un rumeno -poi arrestato- durante la rapina in un supermarket ha accoltellato un commesso; oggi la notizia che il garage del commesso è stato incendiato dolosamente.

Ed è proprio questo che è sbagliato: tollerare e far vivere gli immigrati (tutti) in una sorta di campana di tolleranza legale, dove le punizioni sono lievi o nulle. In alcune intercettazioni si è sentito: "andiamo in Italia: possiamo rubare e non ci fanno nulla".

Allora per una volta ha ragione la Meloni: senza legalità non c'è integrazione

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