Condividi. Una parola oramai spalmata su tutta la nostra esistenza, elettronica specialmente.
Una specie di mantra che arriva anche alla scuola e poi, ovviamente, alla politica.
Ho letto una sorta di "dichiarazione programmatica" di un amico che si candida per prossime le elezioni comunali di Cagliari. Si aggiunge a quelle di alcuni candidati sindaci.
Il succo di tutto sarebbe questo: "Le decisioni saranno prese solo dopo averle condivise con i cittadini".
Vista così sarebbe, corretta, correttissima. I cittadini partecipano al governo della città...
La parola "Condividi" non era di moda anni fa, ma c'era un altro modo di gestire le cose: l'apertura di un tavolo.
Forse i tavoli erano pieghevoli e tutti chiusi, quindi, a ogni ostacolo o protesta, si "apriva un nuovo tavolo". Era costume sopratutto dei Sindacati e molto spesso il tavolo finiva imbandito di ogni pietanza che spariva rapidamente, mentre i problemi restavano... sul tavolo...
Perché se è facile confrontarsi fra persone civili molto più difficile è trovare un accordo fra idee e programmi diversi.
La questione diventa ancora peggiore quando i confronti, i tavoli, le condivisioni si allargano. Ognuno - ogni cittadino - ha le proprio esigenze, diverse anche dal quelle nel n. civico successivo. Fanno scuola le assemblee condominiali notoriamente arene di scontro e di litigio.
Condivisone, democrazia diretta, era anche una bandiera del M5S. Dopo alcuni tragici risultati: scelte ridotte e ridicole nelle opzioni per i votanti, scelta del candidato Presidente della Repubblica (Rodotà) esattamente al contrario di ciò che si proponevano, tutto questo è sparito. Decide Conte con i suoi pochi adepti. Decide tutto - sopratutto straparla - candidati, scelte politiche, schieramenti. Il M5S è diventato una mezza dittatura, lontanissimo dalle origini.
Non è da meno Elly e il PD. Per anni ci hanno raccontato quanto fosse bello, democratico e popolare scegliere i candidati con le primarie. Poi hanno eletto Elly... si sono accorti dei gravi rischi e non hanno fatto più le primarie.
Poi Schlein non sembra avere una particolare predisposizione per la democrazia interna. Prima ha tentato di mettere il suo nome nel simbolo ma persino Prodi si è svegliato e l'ha stoppata, poi a deciso in solitaria di schierarsi a favore dell'abolizione del Jobs Act che aveva voluto e votato tutto il PD. Decide tutto lei, fino alla prossima sconfitta quando la manderanno a quel paese.
La condivisione, i tavoli, sono bellissimi. È giusto, corretto ascoltare le idee di tutti: se uno ha capacità sa anche cogliere le cose migliori. Però, alla fine, qualcuno deve decidere. Si decida a maggioranza o in una assemblea ristretta, colui che ha maggiore responsabilità, una decisione deve essere presa. Altrimenti accade proprio come nei famosi tavoli: tutti mangiano ma nessuna scelta viene fatta. Si rinvia al prossimo "tavolo" che facilmente avrà gli stessi risultati.
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