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Moro, ancora Moro

 Ho seguito in parte la serie di Marco Bellocchio dedicata al Caso Moro.

Non son potuto arrivare alla fine (magari cercherò in rete) perché mi avrebbe trascinato a notte fonda.

Fino al punto in cui sono arrivato non c'è traccia di "complotti". 

Buona parte è dedicata a Kossiga e alle sue crisi di coscienza, segno che, proprio il principale imputato dai complottisti, ha avuto forse solo la colpa di sbagliare strategia.

Nel mio ricercare luci nella vicenda mi ha portato ad alcune considerazioni:

1) Non credo nello zampino degli americani in toto perché, fino a oggi, nessun brigatista ha mai veramente abiurato alla sua fede e non comprendo come possa rimanere "nei secoli fedele" agli USA. Morucci compreso.

2) È probabile che tutti i partecipanti BR all'evento non abbiano detto tutta la verità. Probabilmente Moro ha avuto prigioni differenti da quelle indicate, sicuramente una vicino al mare su una spiaggia e altre.
Il motivo, per me, del silenzio non è quello di nascondere complicità istituzionali ma di tutelare amici e fiancheggiatori non raggiunti dalle indagini. Allo stesso modo possono aver nascosto altri partecipanti all'agguato in via Fani.

3) Ci deve esser stata una delle tante correnti DC che ha prima trattato con i criminali e poi ha deciso di abbandonare il presidente al suo destino. Non credo sia stata una decisione unanime e nemmeno condivisa.

4) La borsa di Moro con i documenti è finita nelle mani dei servizi segreti. C'è il suo "profumo" in alcuni momenti della storia italiana ma, ipotesi fantasiose a parte, potrebbe esser stata distrutta.

5) Non mi sono mai piaciute le lettere dello statista. Capisco il suo attaccamento alla vita ma le forme subdole di ricatto non sono belle. Non è bello che non ci sia traccia di qualunque riferimento allo Stato, non voler essere quello che era: non solo presidente DC ma ministro e rappresentante delle istituzioni.
Nel clima di allora significava cedere alla deriva terrorista; cedere come aveva fatto nei decenni il suo partito a tutte le pressioni troppo forti.

6) Berlinguer, nella storia e nel film, rappresenta l'ipocrisia. Dopo aver coccolato, alimentato le proteste e il terrorismo, prova tirarsi fuori tenendo la linea dura.

7) La questione politica. Nessuno voleva i comunisti al governo, neppure il Papa Paolo VI. C'è molta responsabilità DC nella situazione in cui si era precipitati. Il potere li aveva logorati nell'intimo, sicuri di non aver alternativa. Moro propone proprio una via d'uscita: cedere. Cedere per rimanere il sella, mantenere sempre una buona parte del potere dato anche dalla matrice cattolica. Guardandolo con attenzione assomigliava più a un suicidio che a un compromesso. Il PCI al potere (aveva ben più del consenso del PD attuale) si sarebbe mangiato la DC in pochi anni. Avendo in mano stampa, tv e magistratura, saremo finiti nella mani del patto di Varsavia. Può sembrare una esagerazione ma Berlinguer aveva fatto il famoso "strappo da Mosca" due anni prima ma continuava a percepire soldi da Brezniev.

Difficile pensare che fossero regali e che l'URSS non avrebbe chiesto nulla in cambio. La ricetta - mai svelata del tutto - dell'Eurocomunismo non ci avrebbe fatto bene e saremmo arrivati alla caduta del muro con le pezze al culo.

Il piano di Moro quindi faceva acqua da tutte le parti.

Continuo, comunque,  a dubitare che sia stato ucciso per questo. Sono troppo chiare le dichiarazioni delle BR per pensare che sia tutto orchestrato da una "grande mente" USA per evitare i comunisti al potere.

Certo non li volevano. Non li volevo io, non li voleva la maggioranza della DC e degli Italiani. Come detto era il solito cedimento democristiano, il papocchio per tentare di cambiare senza cambiare, anche se ormai erano destinati a una fine ingloriosa comunque.

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