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Liberalizzazione e non

Il proibizionismo in America ha prodotto una mafia fortissima che è stata debellata con molta fatica e mai del tutto.
Anche i film dicono si sia riciclata. La frontiera successiva è stata la droga, dove hanno avuto spazio cartelli di paesi sudamericani particolarmente violenti e forti.

In Italia è stata la risorsa maggiore per mafia, camorra e ndrangheta.

La fine dei divieti alcolici negli USA ha dato un duro colpo alla mafia ma ha anche prodotto una nazione fin troppo dedita all'alcool come lo sono molte nazioni del nord Europa.

Chi è stato in Norvegia, GB, Svezia ecc. sa che dopo il lavoro e soprattutto nel fine settimana, molti cittadini di quei paesi trascorrono i pomeriggi nei pub a consumare...

Difficile realmente capire quale situazione faccia più danni, considerato anche che la proibizione non limita l'uso delle sostanze pericolose.
Da capire quanto la liberalizzazione le diffonda.

In questi dubbi si insedia un altro dubbio: cosa legalizzare.

Poniamo che si dia retta a coloro che considerano (a torto) innocua la Cannabis.
Si toglierebbe una fetta di mercato ai trafficanti ma resterebbero tutte le altre sostanze.
È noto che i traffici fra i pazienti dei SERT siano notevoli.

In Italia, ogni i media annunciano l'arrivo di nuove sostanze sempre più pericolose:

La droga del cannibale arriva in Italia: le rivelazioni choc di ex tossici


Per non parlare della famosa droga dello stupro incolore ed insapore.
Poi ci sono i famosi LSD, exstasy, metanfetamine e tutte le altre porcherie.

Lo scopo dei consumatori è sempre lo stesso: distrazione e perdita della coscienza dal quotidiano.

Mi domando allora se la battaglia non sia persa in partenza.
Se avere una nazione di stonati da cannabis non sia la vera soluzione.
Forse si deve andare alla ricerca delle motivazioni per limitare queste pessime soluzioni.
Forse non servono i gruppi di disintossicazione (sempre quindi a posteriori) per risolvere.

Anche liberalizzando, forse, la voglia, insana, di nuove esoteriche emozioni peggiorerebbe la situazione, spostando semplicemente l'ago della bilancia dello sballo verso nuovi orizzonti; con conseguenti nuovi mercati e nuovi spacciatori.

Forse è proprio sbagliata la cultura della "cannabis curativa" che ne attenua la pericolosità nella percezione comune. 
Quando ero giovane c'era un gruppo di eroinomani che in molti consideravano un'elite da imitare.
Hanno fatto una strage di giovani.

I fumatori, per un ottimismo insito in ciascuno, pensano che "IL FUMO UCCIDA" sui pacchetti riguardi sempre altri e non loro.

Le campagne contro il fumo non sono riuscite a superare la cultura "fumereccia" che faceva degli attori e personaggi fumanti degli eroi eleganti e fighi.

Smettere è sempre difficile, i drogati sono tutti uguali: faccio quel che voglio e smetto quando voglio.
Poi sono veramente in pochi ad abbandonare i vizi e troppo spesso questo è letale.


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