I lettori di questo blog si saranno accorti che raramente parlo di questioni personali a parte le moto.
Oggi desidero fare un'eccezione.
Forse perché ho dormito poche ore ed pensieri sono stati tanti.
Alcuni giorni fa durante un servizio fotografico per un quotidiano locale, in una delle zone calde della città di Cagliari, sono stato aggredito, picchiato e mi è stata distrutta la macchina fotografica.
Il mio compito sarebbe stato quello di fotografare un incendio scoppiato in un appartamento.
I palazzi da fotografare - ho scoperto solo sul posto che erano proprio quelli - sono famosi per la loro precarietà e per l'irrequietezza degli inquilini.
Il nome dato ai palazzi dice molte cose: Case Albergo
Sono micro appartamenti simili - ma anche più piccoli - a certi bungalow.
La permanenza in questi luoghi dovrebbe essere di breve durata in attesa dell'assegnazione da parte dell'amministrazione comunale di locali più idonei. I tempi amministrativi però sono decisamente lunghissimi ed è facile intuire cosa accade in queste sacche di disagio.
Non essendoci traccia dell'incendio all'esterno, ed essendo già andati via i VVFF, ho chiesto gentilmente di poter entrare nell'appartamento per uno scatto.
Il guardiano - dipendente comunale - mi ha negato l'accesso e mi ha invitato ad eseguire le foto fuori dai cancelli.
Come in altre occasioni ho sentito subito di non essere un ospite gradito.
Ho sentito frasi come "sono già arrivati"; "se lo fosse messo in quel posto il cellulare".
Come in altre occasioni ho sorvolato continuando a fare il mio mestiere, sempre con estrema gentilezza verso tutti, comprese diverse persone cortesi che mi aveva guidato verso il mio obiettivo.
Fuori dai cancelli ho iniziato a scattare. Ho capito subito la difficoltà del compito in quanto la zona è priva di qualunque tipo di illuminazione,
Ho provato anche con il flash ma sempre con scarsi risultati. Mentre tentavo con nuove regolazioni ho sentito prima urlare dai palazzi poi piovere dall'alto qualcosa.
Un signore rasato ed a torso nudo urlava improperi nei miei confronti e di tanto in tanto lanciava oggetti compreso un limone che si è spiaccicato sulle inferriate.
Lo vedevo in controluce dalla finestra del primo piano; per le pose mi ha ricordato Mussolini da palazzo Venezia.
In giro fuori e dentro il cortile c'erano parecchie persone, forse una trentina.
Ho pensato che questa folla avrebbe comunque impedito che si arrivasse alle vie di fatto.
All'ennesima minaccia ho chiesto: "Scusa mi stai minacciando veramente? Perché sto solo fotografando il palazzo e nient'altro"
Questo deve averlo fatto infuriare ancora di più; dopo una pioggia di oggetti e sparito dalla finestra.
Ho realizzato allora quanto la minaccia fosse concreta ed ho chiamato il 112 dei Carabinieri.
Al telefono una signorina gentile ha trasferito la comunicazione alla polizia, in quanto una volante era nei pressi.
Ho avvisato tutti i presenti che ero al telefono con le forse dell'ordine.
Molti non hanno gradito e mi hanno insultato.
In questi istanti d'attesa ho rivolto le spalle all'ingresso dei palazzi.
Oggi desidero fare un'eccezione.
Forse perché ho dormito poche ore ed pensieri sono stati tanti.
Alcuni giorni fa durante un servizio fotografico per un quotidiano locale, in una delle zone calde della città di Cagliari, sono stato aggredito, picchiato e mi è stata distrutta la macchina fotografica.
Il mio compito sarebbe stato quello di fotografare un incendio scoppiato in un appartamento.
I palazzi da fotografare - ho scoperto solo sul posto che erano proprio quelli - sono famosi per la loro precarietà e per l'irrequietezza degli inquilini.
Il nome dato ai palazzi dice molte cose: Case Albergo
Sono micro appartamenti simili - ma anche più piccoli - a certi bungalow.
La permanenza in questi luoghi dovrebbe essere di breve durata in attesa dell'assegnazione da parte dell'amministrazione comunale di locali più idonei. I tempi amministrativi però sono decisamente lunghissimi ed è facile intuire cosa accade in queste sacche di disagio.
Non essendoci traccia dell'incendio all'esterno, ed essendo già andati via i VVFF, ho chiesto gentilmente di poter entrare nell'appartamento per uno scatto.
Il guardiano - dipendente comunale - mi ha negato l'accesso e mi ha invitato ad eseguire le foto fuori dai cancelli.
Come in altre occasioni ho sentito subito di non essere un ospite gradito.
Ho sentito frasi come "sono già arrivati"; "se lo fosse messo in quel posto il cellulare".
Come in altre occasioni ho sorvolato continuando a fare il mio mestiere, sempre con estrema gentilezza verso tutti, comprese diverse persone cortesi che mi aveva guidato verso il mio obiettivo.
Fuori dai cancelli ho iniziato a scattare. Ho capito subito la difficoltà del compito in quanto la zona è priva di qualunque tipo di illuminazione,
Ho provato anche con il flash ma sempre con scarsi risultati. Mentre tentavo con nuove regolazioni ho sentito prima urlare dai palazzi poi piovere dall'alto qualcosa.
Un signore rasato ed a torso nudo urlava improperi nei miei confronti e di tanto in tanto lanciava oggetti compreso un limone che si è spiaccicato sulle inferriate.
Lo vedevo in controluce dalla finestra del primo piano; per le pose mi ha ricordato Mussolini da palazzo Venezia.
In giro fuori e dentro il cortile c'erano parecchie persone, forse una trentina.
Ho pensato che questa folla avrebbe comunque impedito che si arrivasse alle vie di fatto.
All'ennesima minaccia ho chiesto: "Scusa mi stai minacciando veramente? Perché sto solo fotografando il palazzo e nient'altro"
Questo deve averlo fatto infuriare ancora di più; dopo una pioggia di oggetti e sparito dalla finestra.
Ho realizzato allora quanto la minaccia fosse concreta ed ho chiamato il 112 dei Carabinieri.
Al telefono una signorina gentile ha trasferito la comunicazione alla polizia, in quanto una volante era nei pressi.
Ho avvisato tutti i presenti che ero al telefono con le forse dell'ordine.
Molti non hanno gradito e mi hanno insultato.
In questi istanti d'attesa ho rivolto le spalle all'ingresso dei palazzi.
Dopo poco ho sentito una mano colpirmi violentemente il volto dalle spalle; il "signore" - un ragazzotto musocolosetto a torso nudo e con indosso solo dei calzoncini - era sceso dal suo pulpito ed ora poteva mettere in atto le sue minacce.
L'ho guardato con attenzione o meglio con la mia rapidissima capacità di analisi: soli, uno contro l'altro ad armi pari (non pareva avere coltelli o altro) l'avrei restituito a sua madre con scarse possibilità di riconoscimento.
Invece ero al telefono con la polizia e tenevo una macchina fotografica nell'altra mano.
Proprio quest'ultima era il vero oggetto dei desideri dell'energumeno - l'unica fotocamera adatta ai servizi per il quotidiano in mio possesso -
Mi chiedeva insistentemente di consegnargliela, mentre provava a darmi dei calci, non sono andati a segno.
Non avendo gradito lo schiaffo gli ho chiesto, poco gentilmente, cosa .... volesse e l'ho avvisato della polizia in linea telefonica.
Questa notizia non ha mutato minimamente il suo fare aggressivo, anzi...
Inizialmente un ragazzotto barzotto, già visto nel cortile, ha tentato di fermare il fuorioso, poi, invece - mentre tentavo una fuga (poco probabile per tutto quel che tenevo in mano e sulle spalle - ha iniziato anche lui ad inseguirmi.
Nella concitazione non sentivo più la polizia o alcuna voce al telefono ma reclamavo un loro intervento rapido.
La corsa, con zaino e apparecchiature in mano, intorno ad una piazzetta è finita in fretta. Mini-King-Kong mi ha raggiunto e quindi spinto violentemente per terra.
L'amico per non essere da meno in vigliaccheria, mi ha dato un calcio in fronte, non troppo forte però; forse solo per dimostrare qualcosa al mini-king-kong ma forse anche mini-boss-dei-mini-appartamenti, d'essere "solidale ed all'altezza".
Dopo il calcio mi è stata strappata dalle mani la macchina fotografica.
Mi sono ritrovato con un mezzo flash in mano, mentre l'unno schiantava più volte la fotocamera sull'asfalto.
Compiuta la vendetta sono rapidamente spariti entrambi.
Finalmente qualcuno s'è avvicinato chiedendomi se mi fossi fatto male.
Ho risposto: "Si mi sono fatto male".
Sentivo infatti bruciare il gomito, strisciato sull'asfalto ed il palmo della mano usata per frenare la caduta.
Mi sono alzato con calma. Pensavo stupito, mentre altri si offrivano d'aiutarmi, che la mia pacatezza non avesse sortito i soliti risultati.
Solitamente erano state le mie minacce gentili educate ma chiare a fermare tutti gli episodi simili capitatimi nella vita.
Mi sono avviato verso la mia moto; le gentili persone che mi stavano a fianco hanno suggerito vivamente si far sparire la moto prima che "i selvaggi" riprendessero l'opera devastatrice.
Sarei voluto restare ed affrontarli; nessuno prima d'allora mi aveva mai menato senza conseguenze; ho pensato di non poter valutare con precisione da quante persone mi sarei dovuto guardare e difendere in quella giungla; ho pensato che la perdita di una macchina fotografica, fosse sufficiente per la serata.
Fotocamera e moto sono gli unici oggetti per i quali il mio feticismo arriva al suo limite massimo.
Poi la mia bambina ha le gomme nuove, catena nuova ed una messa a punto recentissima.
Perché farla finire nelle mani degli emuli di Attila? Il quale era certo barbaro ma la sua cultura aveva un spessore al contrario di questi giovani non conoscono neppure il significato della parola.
La polizia è arrivato sul posto dopo poco il mio allontanamento; ci siamo trovati poche strade vicino dopo 1/4 d'ora.
Ho fatto la denuncia raccontando l'episodio.
I poliziotti mi hanno invece raccontato della totale assenza di testimoni disponibili: omertà assoluta, ed anche che sul posto regnava la totale normalità, stando alle dichiarazioni di tutti i presenti: non era accaduto nulla...
Mi hanno anche scoraggiato sulla possibilità di rintracciare l'aggressore date le caratteristiche descritte, comuni a molti sul posto.
Sono rimasto solo con i miei pensieri nel tragitto per il pronto soccorso.
Ora lo stupore si spostava dalla situazione irrituale ai futili motivi del gesto del giovane.
I palazzi sono sempre là, li conoscono tutti e tutti possono fotografarli.
Quindi bisogna capire oltre che adirarsi.
- Perché ero stato aggredito?
- Cosa contenevano di tanto grave le foto nella fotocamera?
- Si può fare qualcosa per questa persona e per gli altri abitanti di questi quartieri degradati?
Due soluzioni per il primi due quesiti
1) Ci stiamo americanizzando; sono stato considerato un invasore del loro territorio come le bande di "The Warriors".
2) La sua attenzione era concentrata sulla macchina fotografica: avevo fotografato la sua misera situazione e questo non poteva essere sparso per il mondo.
3) Forse erano stati loro gli autori dell'incendio; forse sono responsabili di attività illegali ed in questo caso le foto sono delle prove.
Ogni tanto vedo su una TV locale, TCS, un certo Antonello Lai, giunge in loro soccorso ascoltando lacrime e lamentela d'abbandono. Certo non fanno nulla per uscirne; certo hanno poche possibilità.
Sono solo questioni di soldi? Di lavoro? D'educazione?
Ho pensato quindi a certi racconti delle scuole medie locali: alunni incontrollabili; genitori peggio degli alunni; insegnanti impotenti; presidi e servizi sociali che li difendono.
Da dove si esce se non attraverso la strada dell'educazione e della cultura?
Ha qualche senso una diaspora in quartieri più sani?
Torniamo a Bellas Mariposas; i ragazzi sono quelli; vittime del loro ambiente.
Le madri e i padri non saranno meno ignoranti e meno alcolizzati vivendo fra vicini differenti da loro.
Non sarebbe il caso di creare dei collegi, con criteri moderni, per portare via i più giovani almeno per qualche tempo alle famiglie improbabili?
Non sarebbe il caso di creare veramente scuole differenziate ma d'eccellenza per questi ragazzi come è stato fatto in Svezia?
Lasciarli nelle case albergo a covare odio e ignoranza non da nessun frutto.
I palazzi sono sempre là, li conoscono tutti e tutti possono fotografarli.
Quindi bisogna capire oltre che adirarsi.
- Perché ero stato aggredito?
- Cosa contenevano di tanto grave le foto nella fotocamera?
- Si può fare qualcosa per questa persona e per gli altri abitanti di questi quartieri degradati?
Due soluzioni per il primi due quesiti
1) Ci stiamo americanizzando; sono stato considerato un invasore del loro territorio come le bande di "The Warriors".
2) La sua attenzione era concentrata sulla macchina fotografica: avevo fotografato la sua misera situazione e questo non poteva essere sparso per il mondo.
3) Forse erano stati loro gli autori dell'incendio; forse sono responsabili di attività illegali ed in questo caso le foto sono delle prove.
Ogni tanto vedo su una TV locale, TCS, un certo Antonello Lai, giunge in loro soccorso ascoltando lacrime e lamentela d'abbandono. Certo non fanno nulla per uscirne; certo hanno poche possibilità.
Sono solo questioni di soldi? Di lavoro? D'educazione?
Ho pensato quindi a certi racconti delle scuole medie locali: alunni incontrollabili; genitori peggio degli alunni; insegnanti impotenti; presidi e servizi sociali che li difendono.
Da dove si esce se non attraverso la strada dell'educazione e della cultura?
Ha qualche senso una diaspora in quartieri più sani?
Torniamo a Bellas Mariposas; i ragazzi sono quelli; vittime del loro ambiente.
Le madri e i padri non saranno meno ignoranti e meno alcolizzati vivendo fra vicini differenti da loro.
Non sarebbe il caso di creare dei collegi, con criteri moderni, per portare via i più giovani almeno per qualche tempo alle famiglie improbabili?
Non sarebbe il caso di creare veramente scuole differenziate ma d'eccellenza per questi ragazzi come è stato fatto in Svezia?
Lasciarli nelle case albergo a covare odio e ignoranza non da nessun frutto.
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