"Lucio Battisti era fascista, è vero?": la 13enne domanda e il prof la umilia in aula
"Prof, io ho sentito dire che Lucio Battisti era fascista". Finisce male per una 13enne, Linda di Genova, che per questa osservazione in classe si è beccata un 4 sul registro da parte del professore di musica. Vietato toccare il mitico cantautore italiano, evidentemente. Secondo quanto riporta il Secolo XIX, il professore 55enne musicofilo diplomato al conservatorio Paganini, sul registro elettronico dell'alunna ha motivato così il provvedimento: "Superficiale. Interviene fuori luogo, in modo ineducato e provocatorio. Accosta cronologicamente il fascismo ai cantautori degli anni 60/70. Ride. (nota di demerito)". Stupito e amareggiato il padre di Linda, che sempre al Secolo XIX spiega: "Sono rimasto sconcertato non tanto per il voto, mia figlia ha tutti 9 e 10, quanto per il metodo. Un'adolescente pone una questione, dà un'opinione, e invece di creare dibattito le si dice di stare zitta?".
Il professore ha esagerato di certo, però la risposta del genitore è esemplare.
"Un'adolescente pone una questione, dà un'opinione, e invece di creare dibattito le si dice di stare zitta?"
Caro signore, questo assomiglia tanto alla "prima gallina cha canta ha fatto l'uovo"
Quella di sua figlia non è una opinione ma una affermazione. Vista la sua reazione si capisce chi ha messo in testa questa cazzata a sua figlia.
Affermazione nata da quella sinistra che considera "fascisti" tutti coloro che votano a destra e anche tutti quelli che non la pensano come loro.
Battisti ha scritto canzoni meravigliose che la propaganda marxista non ha potuto annientare.
Perché sappiamo tutti da tanto che gli artisti "non allineati" sono sempre stati emarginati dallo star-system e dalla critica per le loro idee.
Lucio è morto e nessuno può fargli danni e questa sub-cultura resta solo infame meschinità
Restano tanti altri che hanno subito e molti che hanno DOVUTO nascondere bene le loto idee.
Ricordo che a metà degli anni '80 un amico musicista e ottimo critico mi fece sentire Sergio Caputo definendolo come un grande.
Passò poco tempo e mi disse che in realtà faceva pena (a me continua a piacere).
Scoprii di seguito che un quotidiano di sinistra, proprio in quel periodo, aveva affibbiato a Caputo l'etichetta di cui sopra.
Allora ebbi chiaro quanto (in male o in troppo bene) in Italia sia importante per un'artista il colore politico: più si è rossi più crescono le lodi.
Infatti questo tipo di critica ha portato alle stelle personaggi che non vincerebbero un festival provinciale.
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